Resta la premialità terminato il triennio di formazione
Il Decreto Aiuti Bis ha introdotto, all’art. 38, la figura del “docente esperto”. Criticato duramente dal mondo sindacale non solo dal punto di vista sindacale ma anche professionale.
La FeNSIR, fin da subito si è espressa negativamente a riguardo: “ma come è possibile pensare alla figura di un docente esperto più degli altri a parità di lavoro? Si domanda Giuseppe Favilla, segretario generale. È una norma che deve essere profondamente riletta e modificata in un’ottica di giustizia ed equità”.
Tale figura, a seguito dei numerosi emendamenti presentati è stata ridimensionata durante la fase di discussione in aula al Senato, nella seduta del 13 settembre, ed è stato accolto l’emendamento presentato dal PD sulla rimodulazione di questa controversa novità .
Concretamente la modifica riguarda l’eliminata la qualifica “esperto”, considerata discriminante, ma resta il vincolo di formazione di tre anni per coloro che intendono accedere a questo percorso, alla fine del quale, per i 32.000 prescelti, verrà corrisposto un assegno annuale ad personam la cui entità viene demandata al CCNL che sarà in discussione tra le parti sociali e il (futuro) governo.
La Segretaria Nazionale Sadoc, Roberta Granata, nell’accogliere questa prima apertura, auspica un ulteriore rimodulazione del provvedimento, sia in termini quantitativi ( 32.000 docenti su 800.000 sono un numero troppo esiguo) che in termini di accesso alla premialità, visto che collegare il bonus solo al triennio formativo presso l’Alta Scuola di Formazione risulta una scelta molto discutibile verso la grande platea di insegnanti (anche precari) che in decenni di training on the job hanno apportato competenze che debbono essere al pari riconosciute.